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Cinque datori di lavoro in due settimane

Lo so, sono famosa per aver fatto centinaia di lavori, tutti strani e tutti diversi ma quando sei e vuoi fare l'attrice non puoi trovarti dei lavori del genere "comune", con orari e giorni di lavoro fissi, con contratti chiari, con tredicesime e quattordicesime,ecc.... altrimenti come farei a fare l'attrice? Ai provini non ci potrei più andare, non potrei più studiare le parti, per non parlare dei periodi in cui si è in prova o in tournée in giro per il mondo.

Quindi fino ad oggi la mia vita è una collezione formidabile dei lavori più assurdi e disparati di cui vi racconterò sicuramente qui a breve ma per il momento vado dritta al sodo a queste due ultime settimane.

Sempre perché non ho un posto fisso dove dormire, inseguo il mio sogno come un cavallo insegue la carota e mi sono ritrovata nella mia adorata-perfida Roma, pensando di rimanerci quel tanto da guadagnarci qualcosa, ad avere ben cinque datori di lavoro diversi in due settimane!

Cameriera in due ristoranti al centro di Roma, attrice in uno short-movie a scopo pubblicitario per delle escape-room, assistente ad un nuovo produttore televisivo e receptionist-traduttrice-tutto fare per un albergo nel quartiere Prati.

A parte il lavoro di cameriera, nonostante sia quello più stancante fisicamente è però anche il lavoro più sicuro ed affidabile, sono trattata con professionalità e garbo, i datori di lavoro ormai mi conoscono da anni e mi considerano parte integrante della loro grande famiglia allargata; tutti i restanti lavori sono stati una continua battaglia per il solo riconoscimento dei diritti fondamentali della persona.

Comincio da "segretaria di un produttore tv".

(Per il momento non farò nessuno nome anche se bramo dalla voglia di essere una formidabile Giovanna D'arco per le attrici e la mia categoria dei giorni nostri.)

Conosco questo produttore tramite provino, cercavano delle conduttrici tv e avendo in passato già esperienza di questo lavoro, mi propongo.

Mi chiamano, faccio l'audizione (vi dico solo che il provino è durato tre ore, venti minuti in cui ho presentato il mio programma - puntata zero di Viaggiando con Martina- per le restanti 2 h e 40 minuti, ha parlato solo lui) e passo l'audizione! Mi fanno addirittura firmare un mandato, una sorta di contratto secondo cui tutti i lavori per cui vengo proposta dalla stessa casa di produzione, essi stessi si prendono una percentuale economica sull'ingaggio da loro procacciatomi. Fino a qui è più o meno tutto normale, così chiedo quando dovrei iniziare questo nuovo lavoro da conduttrice tv. A questa mia domanda, il tal mio nuovo "personal manager" nonché "produttore televisivo" (di lui, testuali parole) mi dice che inizierò a breve e poi mi chiede, dal momento che sono disoccupata, se non volessi lavorare per lui come sua assistente personale; al che io chiedo in cosa consisterebbe la mia mansione e quale sarebbe il mio stipendio per un mese, 5 giorni su sette, dalle 10 fino anche alle 22, incluse cene a casa sua con possibili finanziatori (perché è così che lui conclude gli affari) ....

Lui mi dice: " Non si chiede subito quanto è la paga", io insisto un altro po' e gli cavo finalmente una cifra, mi dice: "500 euro per iniziare".

In quel momento una maledettissima vocina dentro di me mi stava torturando, dicendomi "ti servono soldi, soldi, soldi..." così al momento mi decido e dico "ok, proviamo".

Non sono resistita nemmeno un giorno!!!

Non sapeva cosa farmi fare, non aveva un pc per me, gli uffici erano così sporchi che di mia iniziativa ho cominciato a pulire con quello che ho trovato in bagno. Nessuno mi dice che ho diritto ad una pausa pranzo quindi continuo a lavorare. Assisto ad una riunione in cui la conversazione era simile a questa: "allora...tu fai il producer, tu l'autore, tu sei il regista....non facciamo confusione mi raccomando...", tutti che fumavano e tutti che dicevano un sacco di parole per non decidere assolutamente nulla.

Poi assisto ad un provino di una ragazza, in cui la torturano per almeno un'ora, le fanno fare quattro monologhi diversi e alla fine le dicono che al massimo potrebbe fare solo la signorina scema: "tette e culo per un cine-panettone".

Alle 16.00 non avevo ancora pranzato e decido di mia iniziativa di prendermi una pausa, ritorno e me ne riesco subito, tanto nessuno mi diceva cosa dovevo fare.

Vado al cinema e piango come una scema, un po' per il film ('California Project' di Greta Gerwin, incredibile, vedetevelo) un po' perché continuavo a pensare alla mia giornata di merda. Tornando a casa chiamo il mio nuovo potenziale datore di lavoro e gli dico che il lavoro non fa per me. Non voglio venire a cena a casa tua per fare la ragazza di bella presenza, non voglio venire a farti le pulizie in quello schifo di ufficio, non voglio ascoltare come torturi e prendi in giro milioni di ragazze. Concludo la telefonata, non dicendogli niente di tutto questo e gli dico: "Sentiamoci solo se ci sarà veramente un lavoro come conduttrice, voglio scritto tutto nero su bianco, voglio un cazzo di contratto, ah e per me lavorare significa guadagnare e non mi va di essere presa per il culo, buona serata".

Sono passate due settimane, non l'ho più sentito e non so perché ho la netta sensazione che non mi richiamerà più.

Attrice per horror short-movie.

Arrivo a questo lavoro sempre tramite casting, un amico mi chiama e mi dice che domani fanno un provino a Piazza di Spagna per un cortometraggio che andrà a pubblicizzare le escape-room, il compenso non è fantastico ma non fa nemmeno schifo, è in nero ma così o niente e poi andrei finalmente a fare il mio lavoro d'attrice, alleluia!

Mi chiamano il giorno prima di girare dicendomi che mi hanno scelta per il progetto, la sceneggiatura è abbozzata ma non c'è tempo di studiare la parte, solo di partire, anzi di prepararsi una sacca perché si gira al Lago del Turano e si dormirà una notte fuori. Scopro che nel gruppo degli attori c'è anche un mio collega, con cui ho già lavorato e così parto un po' meno preoccupata di quello che mi aspetterà.

Arriviamo al lago del Turano, la location è un'albergo abbandonato, la troupe è variegata, il regista è conosciuto nell'ambiente, i truccatori fanno il loro lavoro, l'assistente di dizione pure, le altre ragazze non son tutte attrici ma sono belle, bionde e russe e il produttore ha scelto così.

Le scene da girare non sono tante ma il produttore vuole fare tutto: il costumista, il regista, il segretario di dizione, il padre, il fonico, l'attore....in questo quadretto appena formato la migliore (nel senso di più assurda) è la sua assistente che si aggira tra le macerie di questo albergo abbandonato con due tacchi a spillo di15 cm, in mezzo alle macerie di questo albergo, senza acqua, corrente e luci funzionati.

Durante la prima cena, finita la giornata lavorativa, il produttore in questione comincia a provocarmi parlando del mio seno, prima in modo scherzoso poi sempre più pesantemente, arrivando ad essere oltremodo volgare.

Io essendo anche molto sensibile riguardo l'argomento in questione, all'inizio faccio finta di niente, mano a mano m'incazzo sempre di più ma rimango educata, anzi, lo avverto e gli dico che se non avesse smesso subito di parlare del mio seno e a provocarmi, gli avrei tirato una sberla, e così purtroppo è stato. Lui non ha smesso e lo schiaffo in faccia gli è arrivato, davanti a tutti i membri della troupe, ed ha avuto anche il coraggio di dirmi " mi piace pure". Ma non è finita qui: siccome il soggetto in questione continuava, sempre più sfacciatamente riprendeva a trattarmi come è evidentemente abituato a trattare le sue sottoposte (del tipo donna-oggetto) e questa volta senza dire nulla, gli prendo le palle in mano e gliele spremo fortissimo e me ne esco dalla stanza.

Fortunatamente nei restanti giorni successivi mi è stato alla larga ma non riesco a capire perché devo arrivare a spremere le palle ad un uomo, per lo più del mio capo, per farmi rispettare come donna e come attrice.

Receptionist per un nuovo hotel 3 stelle di Prati.

Arrivo a questo lavoro tramite un passa-parola, una mia amica sapeva che cercavo un lavoro part-time e mi fa sapere che in questo hotel fanno dei colloqui.

Passo la selezione e faccio il mio primo giorno di prova che assomiglia più ad un campionato dal titolo "Receptionist allo sbaraglio, strategie e sopravvivenza".

Otto ore di prove, 5 minuti di pausa per mangiare un panino, una corsa in macchina alla 'Metro', una corsa in macchina su Via Tiburtina con i muratori rumeni che a mala pena parlano italiano ed il capo questa volta è cingalese e parlo e traduco ininterrottamente dall'inglese all'italiano e vice versa qualsiasi cosa.

Io non ho mai fatto questo lavoro, è vero che sono sveglia ma non ho la minima idea di come funzionino le leggi per gli alberghi. Durante il mio primo giorno (di prova), appena arrivata, si rompe la porta d'ingresso, arriva un signore che dice di essere il nostro vicino di casa ma è anche un carabiniere, chiede di fare il giro delle stanze e mentre ficcanasa un po' mi dice delle cose un po' buttate là, come per avvertirmi, di cosa secondo lui non è ancora a norma nell'albergo. Traduco e riferisco tutto al mio capo ed intanto al telefono cerco di parlare con il commissariato di Polizia della mia zona per avvertirli che l'hotel ha avviato tutte le procedure anti-terrorismo già da due settimane, quindi se non abbiamo la password del sito della polizia per il registro degli ospiti non è evidentemente colpa nostra ma come al solito della lentissima burocrazia italiana. Alla fine andiamo addirittura, di persona, entrambi, al commissariato di Polizia di zona e la scena diventa piuttosto comica.... i poliziotti parlano siciliano, napoletano, pugliese,romano, qualche volta italiano, a mala pena faccio fatica io a capirli....insomma mi spiegano che siamo dei fuori legge e che dovrebbero denunciarci e far chiudere l'attività appena aperta.

Un pensiero veloce mi sopraggiunge ." Oh mio dio, sono stata un'incosciente, cos'ho detto alla Polizia?! Ancora non mi ha assunto che già gli faccio chiudere l'albergo, l'ho rovinato!"

Invece rido e il poliziotto sorride, esce dalla cabina a vetri e mi dice sottovoce:" Facciamo che non avete ancora aperto l'hotel, ok? Da oggi e nei prossimi giorni dovete mandarci i documenti degli ospiti a questa mail, ecc..."

Faccio firmare tutte le carte della polizia al mio capo, che, ripeto, non sa una parola d'italiano quindi non può che fidarsi di me (forse non sono l'unica incosciente a questo mondo). Stiamo per andarcene quando il mio capo chiede se nessuno della Polizia parli l'inglese e se fosse possibile avere almeno un numero di un poliziotto che lo parli ed a cui può egli stesso chiedere delle informazioni. Loro rispondono che tutti loro lo masticano "così-così" e che comunque lui, il mio capo, ha me e quindi non si deve preoccupare. Io rispondo che sono in prova e loro fanno al mio capo "assumila, guarda che lei è brava" e sogghignando aggiungono: "mi raccomando torna a trovarci!"

Ma la giornata è solo a metà del suo corso e mi aspetta ancora la spesa alla 'Metro', il supermercato per attività commerciali più grande di Roma, mi congelo nel reparto frigo e per trovare qualsiasi cosa divento scema visto che non c'è nemmeno nessuno a cui chiedere informazioni e se non sei un addetto ai lavori alla 'Metro' non ci sei mai entrato. Il mio capo finisce addirittura i soldi che non bastano per pagare la spesa, gli presto addirittura 5 euro che però mi restituisce subito dopo in auto.

Accompagniamo i muratori rumeni in un ferramenta su Via Tiburtina che l'hanno portato là solo perché è attaccato a casa loro, dalla parte opposta della città e dalla 'Metro', da dove eravamo in quel momento.

Ormai sono le 21.00,il mio turno di lavoro dovrebbe essere finito,

ho superato tutte le prove, ce l'ho fatta!

La sera stessa il mio capo cingalese mi manda un messaggio:

"I don't need one other prova day. You get the job".

Sono sfinita. L'ho convinto. Per ora non ho ancora un contratto ma domani è un'altro giorno ed anche oggi ce l'ho fatta.

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